il cantiere del novecento

Nelle foto esposte dei grandi cantieri nel primo dopoguerra possiamo notare una quantità di spazio a disposizione dei costruttori: terreni incolti con grandi mucchi di sabbia, cataste di legname, baracche e anche carretti con i cavalli, ma sono immagini che segnano la fine di un’epoca. Erano anni, infatti, in cui l’energia elettrica diventava disponibile in larga scala, iniziava a diffondersi il calcestruzzo e si preparavano i tempi per grandi opere: bonifiche, infrastrutture viarie e ferroviarie, case, industrie, ospedali e sedi di enti pubblici. Compaiono i primi impianti di miscelazione. L’azienda Loro&Parisini, produttrice di macchine per l’edilizia, viene fondata a Milano nel 1920 e mette in produzione una serie di betoniere di cui una molto utilizzata con un nome caro ai lombardi: Magutt, dotata di motore elettrico con cui si inizia una generazione di macchine più moderne e funzionali. L’impresa fondata da Bassanini allarga la sua strumentazione tecnica e sperimenta sistemi di modernizzazione con gli strumenti a diposizione. Il calcestruzzo doveva essere preparato con dosi precise di sabbia acqua e cemento, gli impasti venivano calcolati caso per caso: il primo problema del cantiere era quindi l’approvvigionamento della sabbia che doveva essere lavata con apposite macchine e trattato con mole che ne adeguavano la granulometria. I mucchi di sabbia venivano movimentati con nastri trasportatori o vagoncini e piani inclinati fino ad arrivare ai mezzi meccanici di sollevamento, soprattutto gru a torre scorrevole su binario. I ponteggi erano in legno fino agli anni Cinquanta. All’inizio degli anni Trenta e per tutto il decennio la Bassanini apre importanti cantieri in tutta Italia, cantieri che richiedevano una programmazione ferrea, una presenza di centinaia di persone (fino a tremila) e una dotazione tecnica imponente con numerose gru.

La complessa organizzazione operativa era uno dei punti di forza di Antonio Bassanini: ad esempio con Danusso aveva studiato dei disegni tecnici tali da rendere facile la comunicazione e l’uso per i carpentieri che ricevevano dei fogli di piccole dimensioni con le indicazioni dei diametri, lunghezza e piegature dei ferri nelle diverse aree in modo da avere le indicazioni esecutive sempre a portata di mano. L’ imponente mole di lavoro è resa possibile dall’uso intelligente delle risorse: dall’ufficio tecnico escono progetti su progetti, preliminari per partecipare alle gare, progetti esecutivi per le costruzioni aggiudicate. L’ufficio acquisti dove si stendevano tutti i contratti con fornitori e appaltatori era formato da specialisti e vengono messi a punto sistemi di computo metrico estimativo che successivamente verranno utilizzati da tutti e resi ufficiali. Esperienza che diventa fondamentale nel Secondo dopoguerra quando nelle città da ricostruire fittamente cessa di esserci terreno a disposizione dei cantieri: solo spazi ristretti per alte prestazioni. Gli edifici da otto piani si diffondono con compatte facciate a cortina e gli edifici a torre dovevano essere innalzati nel ristretto spazio del loro ingombro. Negli anni del dopoguerra cambia tutto: macchine trasferibili su ruote, produzione in serie e prefabbricati, materiali sintetici, nuove modalità di elaborazione dei dati, condizionamenti del mercato immobiliare trasformano negli anni il cantiere in un meccanismo industriale con un numero di persone in loco sempre minore. La ricostruzione diviene l’urgenza fondamentale con grande richiesta di nuovi edifici abitativi e l’impresa Bassanini tende a muoversi soprattutto in questa direzione, accentuando l’imprenditorialità in proprio anche a livello internazionale.

di Giovanna Franco Repellini